Scontro tra Europa e produttori auto

Le case di produzione auto, già in forte crisi a causa della pandemia, sono entrate in rotta di collisione con l’Europa dopo l’annuncio delle nuove normative sulle emissioni.

L’associazione dei costruttori europei di automobili ACEA, si è espressa attraverso Eric-Mark Huitema che ha espresso forti dubbi sulla decisione presa.

Secondo quanto riporta Huitema, per raggiungere l’obiettivo della Commissione, servirebbe aumentare di almeno 50 volte il numero delle auto a emissioni zero in circolazione in soli 10 anni. Un salto praticamente impossibile nelle condizioni attuali che potrebbe creare grossi problemi.

Le aziende non possono infatti gestire un cambiamento così rapido in soli 10 anni.

L’ACEA ha inoltre richiesto maggiori investimenti per le stazioni di ricarica e un miglioramento dei programmi di rottamazione.

Le richieste europee, non sono praticamente realizzabili, cosa che ha messo in discussione l’intero progetto.

Le case di costruzione si sono già impegnate a ridurre al massimo le emissioni entro il limite del 2030.

Si parla di un livello inferiore 37,5% ai 95 grammi di CO2 per chilometro per il biennio 2020/2021.

Per farlo dovranno vendere molte più auto elettriche, mandando in pensione in modo anticipato i motori cassici.

Il nuovo progetto, prevede però un abbassamento ulteriore, pari al 50% entro il 2030.

Numeri che hanno allarmato l’associazione portando una forte preoccupazione nel settore.

La decisione infatti potrebbe rendere l’Europa meno competitiva e sabotare le stesse economie nazionali.

Le nuove norme potrebbero avere un impatto gravissimo sull’occupazione.

Le auto elettriche hanno infatti molti meno pezzi e si costruiscono in meno tempo, una volta strutturata la produzione, potrebbero ridursi drasticamente i posti di lavoro nel settore.

Una collisione senza precedenti tra mondo reale e politica, con effetti che potrebbero davvero colpire in modo durissimo l’economia europea.

Staremo a vedere se, i nuovi accordi, saranno modificati nei prossimi mesi per venire incontro alle richieste di una delle industrie principali di buona parte delle nazioni trainanti europee.

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